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Chi mi dà una risposta?

(di O. F, Ucraina)

 

È una tranquilla serata d’inverno. Sono sola nella mia stan­za. Mi sento triste. Ascolto il silenzio. Cosa sta succedendo? Da qualche parte, lontano, sento un dolce canto, così caro, così at­teso. Un tempo me la cantava mia mamma, questa ninna-nan­na. Dio mio, quanto tempo è passato! Quanto mi piacerebbe tornare in quei lontani anni felici. Chiudo gli occhi... Vedo il viso della mamma. Una ciocca di capelli biondi è caduta sulla guancia e i suoi dolci occhi azzurri, chissà perché, mi guardano con tanta tristezza. Mammina mia, anch’io ti manco?

Perché ci è successo questo? Perché dobbiamo vivere lontane l’una dall’altra? lo ho bisogno di te ogni giorno, ogni minuto. Ieri, ad esempio, un ragazzino mi ha offéso. Avrei voluto rac­contartelo, condividere il mio dolore. Certamente, te ne posso anche scrivere, ma presto potrei avere anche altri problemi da discutere con te.

Mi chiedo spesso perché è successo proprio alla nostra fa­miglia. Tu lavori in Spagna, il papà, invece, nella Repubblica Ceca, io con la nonna sto qui, nella nostra Ucraina. Capisco che tu e il papà volevate la nostra famiglia più benestante, desiideravate che io non conoscessi la miseria. È accaduto proprio così, e ve ne sono grata. Però, possono davvero i vestiti, gli oggetti, i soldi sostituire l’amore della mamma, i1 calore delle piacevoli conversazioni serali, le passeggile con tutta la famigalia nei finesettimana?

... Mi è difficile rispondere perché i miei genitori, come i genittori di molti nostri connazionali sono stati costretti a lasciare i1 proprio Paese, affidando i loro figli ai parenti, vicini o lontani. Perché in Patria, nel nostro Paese, i genitori non possono assi­curare una degna vita alle loro famiglie?

Talvolta nei momenti tristi come oggi, mi vengono in mente strani pensieri di cui il migliore è questo: tu e il papà tornate in Ucraina e non ci separeremo mai più. Avremo meno soldi, saremo meno agiati ma saremo felici!

La pioggia fredda mista alla neve batte contro la finestra. Ulula nostalgico, il vento. Mi fanno abbandonare i miei sogni e tornare nella mia stanza, nella mia solitudine. Nel profondo della mia anima so che queste giornate felici non torneranno mai più perché adesso tu e il papà avete divorziato e la nostra famiglia è divisa: tu stai in Spagna, il papà vive nella Repubbli­ca Ceca, io invece aspetto, aspetto, aspetto.

La nonna guarda la televisione: i deputati del Parlamento giocano con i palloncini con la scritta “No alla NATO”. Ri­dono, occupano la tribuna. A loro non importa, e cosa posso fare io, una piccola ragazzina della quinta elementare, per far tornate insieme mia mamma e mio papà e i genitori di migliaia di piccoli ucraini e farli sentire felici nel proprio Paese? Chi mi dà una risposta?

 

[Dal libro I figli lontani. Confessione, pensieri, giudizi, dolore di figli di madri ucraine migrate. FONDAZIONE MIGRANTES, Todi, Tau Editrice 2014, 55-56.]

 

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