top of page

Sogni perduti

( di Y. K., Regione di Transcarpazia, Ucraina)

 

Ogni mattina mi sveglia un veloce ruscello di montagna che scorre davanti a casa mia per affluire nel fiume Liutyanka. Poi, ancora assonnato, sento la voce della nonna: «Alzati, nipotino, è ora di andare a scuola».

Succede tutti i giorni.

... Osservo la faccia stanca della nonna, le braccia affaticate che curano la casa, l’orto, la stalla e anche me e mio nonno.

Di sera, invece, sento spesso questa sua lamentela:

«Oh Signore, fa che Maria e Vasyl tornino presto perché sento le forze abbandonarmi. Inoltre, Yurko comincia a disob­bedirmi. Di sera va in giro chissà dove e ritorna a mezzanotte. Ha appena quindici anni! Non vorrei che si mettesse a bere con i ragazzi più grandi di lui. Vedi, vecchio, la vicina Olenka ormai esce con i ragazzi, tra poco si metterà ad annusare quel­la polverina bianca. Mentre suo padre e sua madre stanno in Portogallo a guadagnare, lei non vuole saperne, della disciplina. Adesso nuota nell’oro. Hai visto: hanno comprato i mobili e la macchina. Però, vecchio mio, a me sembra proprio che questo lavoro allestero gli portera sfortuna. Guadagneranno i soldi, perderanno la figlia».

 

Dici bene, vecchia. Hanno già portato a casa Vasyl Majdanivskyj morto nel nome dei grandi guadagni all’estero. Per cinque anni ha sofferto a Mosca sognando di costruirsi una casa perche la sua famiglia viveva stretta in una catapecchia. Evidentemen­te. non era il suo destino di possedere una casa grande. Il desti­no, crudele, gli ha riso in faccia, e non solo a lui, ma anche ai suoi tìgli e alla moglie.

Perché i nostri figli sono costretti a sgobbare nel lontano estero? Speriamo che almeno i nostri nipoti lavoreranno qui, nelle nostre belle montagne di smeraldo. Oh Signore, abbi pietà di loro! Dà loro la fortuna e la felicità nella nostra cara Ucraina!

Queste conversazioni serali mi costringono a pensare alla mìa vita. Vorrei tanto sentire la carezza della mamma e il saggio consiglio di mio padre. Purtroppo, sono lontani da me perché stanno guadagnando i soldi per farmi studiare. Sogno tanto di prendere la laurea e poter vantarmi di una macchina d’impor­tazione molto cara. Ho voglia di vestirmi con stile e alla moda. So dì mancare a mia mamma e lei mi chiama ogni settimana. S: tratta però solo di conversazioni telefoniche. A me, invece, mancano i suoi begli occhi scuri, il suo viso sorridente, le mani premurose che mi accarezzavano la testa prima di mandarmi a scuola.

Questi, tuttavia, sono solo dei sogni che non si realizzeran­no a breve. La nonna si lamenta, si preoccupa. La sua salute è peggiorata, la pressione va su e giù, si annebbia la testa. Oggi stesso chiamerò la mamma per chiederle di tornare presto, altri­menti potrà anche non trovare la nonna in vita.

La mattina dopo un’ambulanza stava davanti a nostra casa. Il cuore della nonna non ce l’ha fatta, si è stancato dalle preoc­cupazioni quotidiane.

FINALMENTE VEDRÃ’ I MIEI GENITORI!!!

 

[Dal libro I figli lontani. Confessione, pensieri, giudizi, dolore di figli di madri ucraine migrate. FONDAZIONE MIGRANTES, Todi, Tau Editrice 2014, 73-74.]

bottom of page